Operette Spirituali

 
Operette Spirituali
 
Il Cantico di Maria Vergine dichiarato

È uno degli aspetti significativi della vita interiore di Rosmini. la profonda pietà mariana. Con acutezza e forza espressiva, Clemente Rebora mette in evidenza questa singolare caratteristica spirituale: «Rosmini, nato nel segno dell’Angelus Domini nuntiavit Mariæ, e rigenerato nell’Ecce Ancilla Domini, ebbe, meglio che devozione, trasporto nativo e sostanziale verso la Madonna»[1]. Sono molti i documenti che provano a dismisura questa parte integrante del suo essere e di tutta la sua vita[2].

Il Commento al Magnificat, come sembra si debba rilevare dalla lettera che lo accompagna, fu steso nell’ultimo scorcio del 1848. La lettera è indirizzata «alle novizie delle suore della Provvidenza a Domodossola», ed è datata «Gaeta il 31 dicembre 1848»; si apre con la motivazione dello scritto: «È mio costume all’aprirsi di un nuovo anno di mandare a voi, dilette figlie in Gesti Cristo, qualche regalo, non già di cosa terrena, ma di cosa spirituale».

Edifica e sorprende il fatto che Rosmini in un periodo tanto turbinoso della sua vita sa elevarsi nella contemplazione spirituale e non trascura un suo abituale «costume». Era giunto a Roma il 15 agosto inviato in missione diplomatica dal Governo Piemontese. Rapporti intensi con il Sommo Pontefice e i Cardinali e il Corpo diplomatico. Gli si ordina di prepararsi al Cardinalato, è nominato Consultore dell’Indice e del Santo Officio. Partecipa all’attività politica, all’apertura delle Camere, quando viene assassinato il Ministro Pellegrino Rossi. Si vuole nominarlo Presidente del Consiglio e Ministro dell’Istruzione, quindi per invito del Pontefice lo segue a Gaeta, dove, in questo primo tempo, è in continuo contatto con i Cardinali della Curia per consigliare sulla difficile situazione dello Stato Pontificio. Ma pure, non dimentica il gruppetto di novizie di Domodossola, sue «dilette figlie in Gesù Cristo».

Il senso e la prospettiva del Commento rosminiano si possono cogliere nelle precise affermazioni della conclusione: «In questo Cantico, il più semplice e il più sublime ad un tempo, sono riassunti i vaticini degli antichi profeti, è compendiata la storia della Chiesa, è raccolto il succo della sapienza evangelica, ne è narrato il meraviglioso infallibile effetto , è spiegata la tela della divina provvidenza e bontà verso il genere umano peccatore, è magnificamente ringraziato e celebrato Iddio».

 

P.S.:     L’edizione critica del testo è pubblicata nel volume: A. Rosmini, Operette spirituali, a cura di A. Valle, Roma 1985, (Ecr 48), p. 187-201.



[1].  Clemente Rebora, Antonio Rosmini asceta e mistico, La Locusta, Vicenza 1980, p. 1860. Rosmini nacque il 24 marzo 1797 e fu battezzato il giorno successivo, 25 marzo, festa dell’Annunciazione.

[2].  Cfr. A. Rosmini, Pietà cristiana e vita interiore, a cura di Alfeo Valle, Città Nuova Editrice, Roma 1983, pp. 104-117.

 

A. Rosmini,
Commento al Cantico di Maria Vergine

 


 

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