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I – Degli Studi dell'Autore

 

INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA

I – DEGLI STUDI DELL’AUTORE 

Il Discorso degli studi dell’autore, steso interamente in tre mesi dal maggio al luglio 1850, è tutto diretto a mostrare il valore degli studi filosofici nel concreto mondo spirituale. Rosmini lo divide in tre parti. Nella prima egli tratta dei fini che la sua attività filosofica si è proposta, e cioè: combattere gli errori delle dottrine in corso, riprendendo antichi motivi di verità alla luce del nuovo pensiero; ridurre la verità a sistema come sintesi di veri particolari; dare una filosofia alla teologia. Posizione nuova quest’ultima, nel delicato problema dei rapporti tra filosofia e religione rivelata (sviluppato più ampiamente nella lettera al Fontana: Come si possono condurre gli studi della filosofia) e impostata dal Rosmini sui rapporti tra ordine naturale e ordine soprannaturale, con ispirazione manifestamente tradizionale; organo del primo è l’intelletto e del secondo la fede, veicolo alla Grazia, che è anch’essa, a sua volta, verità.

La seconda parte del Discorso illustra la via battuta dall’autore per raggiungere i fini che la filosofia si propone. Si potrebbe chiamare il «discorso del metodo» del Rosmini. Il primo problema che egli affronta è quello dei rapporti tra teoria e pratica, tra verità e valore; la verità come puro concetto viene qui connessa con quella teoria dell’assenso che costituisce senza dubbio uno dei più importanti e originali motivi della speculazione rosminiana, nel rapporto intrinseco che essa viene a stabilire tra la forma gnoseologica e quella etica dell’attività spirituale. È nell’assenso, infatti, che si realizza l’approvazione dell’intera coscienza del soggetto, il quale concretamente si orienta col proprio volere nel contenuto di ciò che logicamente pensa per affermarlo, per approvarlo, esso si impegna per tal modo in un’attività che già trascende il puro pensiero (logico) in quanto attività volontaria, oltrepassa ed impegna la necessitazione della coscienza nella libertà della coscienza morale.
Attraverso questa concezione di valore, Rosmini si apre agevolmente il passaggio nel delicato terreno della realtà religiosa, che si concreta nella coscienza cristiana e cattolica. Tra verità e fede – osserva Egli - non può darsi conflitto, essendo l’una e l’altra espressione di un solo assoluto principio: la fede non è cieca e la verità, da parte sua, importa l’assenso, secondo quanto già trovammo al principio del discorso. È la religione cattolica stessa a chiedere, attraverso la sua dottrina, che siano discussi i suoi motivi di credibilità, mentre la filosofia, in quanto accetta questi principi dopo averli discussi, dimostra con ciò la sua libertà.
Fermati così i rapporti tra filosofia e religione, passa alla seconda difficoltà fondamentale che si fa innanzi a colui che comincia a filosofare: il problema della molteplicità dei sistemi, i quali non possono certamente esser dichiarati tutti falsi ad eccezione del proprio, né, tanto meno, ammettersi tutti in un eclettismo che importerebbe (contro il
Cousin) la distruzione di quella verità la quale altro non può essere che una e semplice. Altro sistema non v’ha se non quello del vero; soltanto «nell’unità del sistema può … trovarsi la conciliazione degli ingegni e la perfezione e la pace della filosofia, dunque nella verità, perché la verità sola è una, e l’errore molteplice».

Su questa ritrovata concordia tra verità e valore, tra la filosofia e la vita, Rosmini ha già gettato i fondamenti necessari per definire la sua idea della sapienza in cui il Discorso degli studi si corona e si conclude. Ad essa è destinata la terza ed ultima parte.
È l’antica stessa sapienza, comincia egli, ad avvertirci, con Platone e con Seneca, che non c’è vera sapienza se non dove concorrano i suoi due termini integranti: la cognizione e l’azione, la verità e il bene. Giacché la scienza appartiene soltanto alla mente come attività ordinatrice, di riflessione, e l’azione all’iniziativa, al volere che, senza saggezza, è stolto, così come vano il sapere senza l'agire. La sapienza è dunque azione consapevole, azione per eccellenza, «quasi come la stessa scienza, discesa dalla mente, trasfusa nella realtà del sentimento, penetrata nella vita, dove con pieno e generosissimo imperio governa». Nei rapporti tra reale e ideale, in questo concretissimo ritmo dovremo cercare il segreto ultimo della sapienza; la quale, infine, è dal Rosmini definita nei termini di una piena conformazione dell’uomo esistente e reale, alle idee e nella corrispondenza delle idee con tutto l’ordine delle cose reali.

 
Indice

Discorso: A’ suoi amici e a tutti quelli che gli sono
benevoli e indulgenti ............................................ 5

Parte Prima: De’ fini speciali a cui fu ordinata
la dottrina esposta nelle varie opere dell’autore .............8

Primo fine: combattere gli errori ....................................................... 8

Secondo fine: ridurre la verità a sistema ............................................ 13

Terzo fine: dare una filosofia che possa essere solida base
delle scienze ................................................................................. 25

Quarto fine: e di cui possa valersi la teologia ..................................... 40

Parte Seconda: Della via tentata per raggiungere
i fini esposti ..................................................... 45

I. Libertà del filosofare .................................................................... 45

II. Conciliazione delle sentenze ........................................................ 98

Parte Terza: Dell’idea della sapienza ....................... 129

Note del Curatore .............................................. 242

Introduzione alla
Filosofia
Edizione Critica
I – Degli Studi dell’Autore

 


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